- Vendere online e quindi rendere scalabile il mio prodotto;
- E, obiettivo per me ancora più affascinante, far si che il mio target non troppo distante dal mio “spazio fisico” mi trovi online e venga direttamente da me.
Tempo fa raccontai dell’iniziativa Spegni la luce a cui aderirono quasi 600 commercianti di Roma che hanno spento le luci delle proprie insegne in segno di protesta, giusto per dare un assaggio di come, senza negozi, un territorio sprofonda nell’oblio. I motivi della protesta sono validi e meritano una risposta concreta da parte delle istituzioni, ma i commercianti non possono certo stare ad aspettare aiuti dall’alto. È necessario anche rimboccarsi le maniche e capire cosa può fare oggi un negoziante per vincere la sfida di un mercato ipercompetitivo, quali strategie può usare per raggiungere e conquistare il consumatore. La soluzione è contenuta in una sola, semplice, ma potentissima parola: GLOCAL.
Cosa vuol dire glocal
Glocal, cito da wikipedia, “è un termine formulato negli anni 1980 in lingua giapponese (dochakuka), successivamente tradotto in inglese dal sociologo Roland Robertson e poi ulteriormente elaborato dal sociologo Zygmunt Bauman per adeguare il panorama della globalizzazione alle realtà local. La glocalizzazione ritiene che il fondamento della società in ogni epoca è stata ed è la comunità locale, dall’interazione degli individui, organizzati in gruppi sempre più allargati, presenti su un territorio”. Insomma il globale ed il locale possono essere visti come i due lati della stessa medaglia. Una filosofia prima che ancora una termine, di natura duale.
La scelta glocal dei grandi brand internazionali
Cosa fanno i grandi network o le multinazionali? I grandi numeri per essere gestiti rendono i processi automatici, standardizzano prodotti e servizi, la regola è l’uniformità. Con la glocalizzazione, viene rispettato il prodotto locale, la sua storia, la cultura del territorio e le sue caratteristiche di personalità. La glocalizzazione magicamente può rendere “disomogeneo” un prodotto che prima era “omogeneo”. Sintetizzando “Think global, act local“. Un esempio? Ikea, ha “rimodellato” il format usato nel Paese d’origine adattandolo agli usi locali dei vari paesi stranieri, compresa l’Italia.
La via glocal per le piccole imprese
D’accordo, fino a ora si è parlato di cosa significhi glocal e come le multinazionali lo hanno applicato per migliorare il loro business. Ma le piccole imprese cosa c’entrano? Cioè, si può tracciare un percorso al contrario, dal piccolo al grande? Mantenendo l’unicità del piccolo? Io sono convinto di si. I moderni strumenti della tecnologia hanno accorciato le distanze. Il principio è quello di sviluppare la mia unicità di imprenditore all’interno di uno spazio fisico e attraverso le nuove tecnologie raggiungo il mio target di clienti, con due obiettivi: