Negozio fisico. Sfatiamo qualche mito?

Negozio fisico. Sfatiamo qualche mito?

Nel 1996 il giornalista Furio Colombo scrisse un articolo forte, un vero grido d’allarme, rimasto per lo più inascoltato:

“A luci spente le città muoiono”, scrisse.

Rappresentazione profonda, potente, vera, di quello che contribuisce più di ogni altra cosa alla crescita del nostro tessuto sociale.

Le imprese su strada creano posti di lavoro, anima, accoglienza, cuore.

Rappresentano una delle parti sane del nostro Paese.

È chiaro che siamo in un’epoca in cui viviamo un commercio senescente e di metamorfosi verso un nuovo mondo.

È anche chiaro che è impossibile parlare del contenuto, cioè le imprese su strada, senza parlare anche del contenitore che le ospita, cioè i negozi fisici.

Togliamo dunque un po’ di polvere da quelle che emergono come grandissime connessioni tra i due mondi, e il cui impatto sul sistema economico rischia di passare alla storia come il più sottovalutato.

Per farlo, leggiamo qualche numero.

NEGOZIO FISICO

In Italia ci sono 3 milioni di immobili che hanno un affaccio su strada.
E’ la densità commerciale più alta d’Europa: 3 volte la Gran Bretagna, 2,5 volte la Germania, 1,5 volte la Francia.

Due negozi su tre, sono ubicati nei centri medio piccoli, evidenza di una grande distribuzione territoriale.

Solo il 5% dei negozi ha una superficie maggiore di 300 metri quadrati.

Poniamoci dunque alcune domande che affrontano un tema corrente da molti anni:

In Italia ci sono negozi troppo piccoli?

E poi, “piccolo” è brutto?

L’altra cosa interessante è che il tasso di disoccupazione degli immobili commerciali in Italia è pressoché simile a quello degli immobili residenziali.

Non cambia quasi nulla, tranne una differenza: la percezione.

Il negozio lo vedo quando è chiuso, e mi faccio l’idea secondo la quale i negozi chiudono e basta.

Invece un appartamento, quando è disabitato, non lo si nota, a meno che non abiti nello stesso pianerottolo.

Di contro, quando un negozio è aperto, lo notiamo, in tutte le sue luci e nella sua funzione di presidio sociale ed economico di un territorio.

Un appartamento abitato, da questo punto di vista, ad un cittadino “arriva” meno.

COMMERCIO

350 miliardi è il fatturato annuo del commercio e dei servizi su strada in Italia.

Oltre 4 milioni gli addetti.

160.000 le imprese italiane rimpiazzate da quelle straniere.

Occhio, non solo alcune hanno chiuso, molte sono state rimpiazzate.

Il dato più interessante è che ancora oggi l’87% degli acquisti di prodotti e servizi in Italia si effettua all’interno di quattro mura.

L’incidenza dell’online è ancora ferma al 13%.

Cresce, ma non esplode.

Peraltro, è facile che sia così.

All’inizio i numeri erano bassissimi, quindi cresceva a doppia cifra.

Ecco, oggi questa crescita sta rallentando.

Iniziamo a riflettere su alcune di queste “connessioni” tra i due mondi.

Sicuramente quei numeri citati sui negozi piccoli, così distribuiti, ci danno anche una risposta meno nota del perché l’online è meno sviluppato in Italia rispetto ad altri Paesi, giustificando in parte questo “ritardo digitale”.

Questa grande distribuzione sul territorio dà opzioni in più a tutti per poter acquistare anche nei negozi fisici.

Il negozio fisico crea il doppio dei posti di lavoro a parità di incasso, riversando nella propria comunità il 50% delle vendite.

Quanti di noi lo sapevano?

Tra l’altro, un alto livello di qualità urbana corrisponde ad un alto livello dell’appeal delle abitazioni di quell’ area.

Ecco dove tutto torna e dove i cerchi si chiudono, i quali, intersecandosi, generano quelle connessioni che, come scritto all’ inizio, adesso abbiamo appena iniziato a spolverare.

Continueremo a parlarne prossimamente.

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